giovedì 5 maggio 2011

Auto blu anche in Cina

Di fronte alle crescenti proteste (che poco filtrano sui media occidentali) i 16 dipartimenti del governo centrale cinese, compresi il Comitato centrale per il miglioramento dell'ordine pubblico attraverso delle misure globali, la Corte popolare suprema, la Procura popolare suprema e il ministero della sicurezza pubblica, hanno dovuto trovare un accordo per unificare e "democratizzare" le linee di intervento riguardanti i processi, l'arbitrato o ad altri mezzi giudiziari., troppo spesso affidati alla discrezionalità delle istituzioni locali complici degli speculatori e degli inquinatori.

Secondo il sunto delle linee direttive riportate dall'agenzia ufficiale Xinhua «Degli avvertimenti preliminari al rilevamento dei conflitti sociali sono necessari per risolvere le dispute attraverso la mediazione. Gli accordi di mediazione possono diventare un obbligo legale dopo essere stati riconosciuti giudiziariamente da dalle Corti di giustizia. Queste linee direttive determinano anche i rispettivi ruoli dei dipartimenti governativi interessati per prevenire i conflitti. Per esempio, le autorità delle risorse umane e della sicurezza sociale sono responsabili della gestione delle vertenze professionali, le autorità della salute dei conflitti medici. Infine, le autorità delle risorse territoriali sono incaricate delle operazioni di mediazione territoriali e fondiarie», proprio quelle che danno i grattacapi più grossi al potere centrale e che vedono implicate in frequenti casi di corruzione i quadri locali del Partito comunista cinese (Pcc).

Le nuove linee passano anche per un inedito coinvolgimento dell'embrionale società civile ed associativa che si sta sviluppando in Cina, pur mantenendo il tutto sotto il controllo dello Stato: «Le autorità incaricate della sicurezza pubblica dovranno fornire dei locali per le mediazioni ed invitare i volontari a partecipare a queste - spiega Xinhua - Il Comitato centrale per il miglioramento dell'ordine pubblico attraverso misure globali supervisionerà le performance delle agenzie governative nel loro compito di risoluzione dei conflitti sociali, indicando le linee direttive».

Oggi il Consiglio degli affari di Stato (Il governo centrale cinese), presieduto dal premier Wen Jiabao in persona, ha messo un altro tassello in questa specie di glasnost pechinese: si è impegnato ad aumentare le informazioni finanziarie pubblicate dal Partito comunista e dal governo «Al fine di migliorare la trasparenza». In un comunicato del Consiglio degli affari di Stato si legge che «La trasparenza dei bilanci pubblici non risponde ancora alle attese dell'opinione pubblica, alcuni dipartimenti tardano a pubblicare i loro bilanci ed alcune informazioni non sono abbastanza dettagliate».

Il governo centrale «Esorta i dipartimenti del Pcc ed i governi a gestire i loro fondi in accordo con la legge, a rendere pubbliche le informazioni finanziarie in più settori ed a svelare più ampi dettagli nei documenti pubblicati, in particolare in materia di spese destinate ai viaggi all'estero, all'acquisto di auto ed ai ricevimenti ufficiali».

Verrebbe da dire tutto il mondo è Paese per le auto blu: in Cina diversi funzionari e responsabili del Pcc hanno comprato auto di lusso per le loro attività di rappresentanza, ma poi le utilizzano a fini personali e per andare in vacanza. Xinhua denuncia anche la pratica di organizzare «Seminari e forum inutili» con fondi governativi, che fanno arrabbiare la popolazione. Il Consiglio degli affari di Stato ha deciso che «98 dipartimenti del Pcc e del governo a livello centrale dovranno pubblicare i loro bilanci quest'anno, dopo aver sottoposto questi documenti all'approvazione dell'Assemblea nazionale del Popolo», il Parlamento cinese.

Il ministero delle scienze e tecnologie ha pubblicato il suo bilancio il 14 aprile, diventando il primo ministero cinese a farlo. Secondo il suo budget, nel 2011 dovrebbe spendere circa 40,2 milioni di yuan (circa 6,11 milioni di dollari) solo in viaggi all'estero, in acquisti di auto e in ricevimenti ufficiali.

In un'intervista a Xinhua, Wang Yukai, professore della Scuola nazionale di amministrazione, sottolinea che «Richiamando le agenzie governative a pubblicare i loro bilanci, soprattutto le informazioni riguardanti i viaggi, i veicoli e i ricevimenti finanziati dal governo, il Pcc e il governo centrale dimostrano la loro risolutezza a stabilire un governo più trasparente. Inoltre il governo centrale si è impegnato a migliorare la trasparenza dei bilanci dei governi territoriali».

Ben venga la tardiva glasnost che stabilisce regole e rendiconti, ma viene da chiedersi come è stata governata la Cina negli oltre 70 anni di bilanci così opachi da essere sconosciuti e come il Pcc ed il governo riusciranno ad uscire da questa tenebrosa discrezionalità, che ha permesso i peggiori abusi ad un potere così intoccabile da considerarsi quasi sacro ed incriticabile.

Fonte: Greereport

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